caffè e aritmie

La caffeina, sostanza contenuta nel caffè, ha la capacità di attivare il sistema nervoso simpatico; ciò si traduce in una riduzione del senso di sonno e della stanchezza, in uno stato di irrequietezza/nervosismo e in un incremento della frequenza cardiaca. Può inoltre agire direttamente sulle cellule cardiache incrementandone i livelli intracellulari di calcio, effetto che le rende più predisposte ad “auto-eccitarsi” (afterdepolarization) ossia a generare battiti irregolari.

D’altro canto la stessa caffeina, in associazione con i polfenoli contenuti nel caffè, possiede anche proprietà anti-ossidanti, ossia si lega a sostanze, ossidanti, che possono modificare le proprietà elettrice delle cellule rendendole più predisposte alle aritmie. In questo senso la caffeina potrebbe quindi avere un’azione antiaritmica.

JACC: Clinical Electrophysiology 2018;4:425-432

JACC: Clinical Electrophysiology 2018;4:425-432

Studi sperimentali sull’animale e sull’uomo, non sono stati in grado di dimostrare una correlazione certa tra caffeina ed aritmie; studi di popolazione hanno poi dimostrato come l’uso cronico di caffeina riducesse l’incidenza di aritmie come la fibrillazione atriale. In questi studi si fa riferimento a consumatori abituali, quindi non si può escludere un effetto “pro aritmico” nel consumatore occasionale, potenzialmente più suscettibile agli effetti acuti della caffeina.

I dati disponibili tra uso di caffè e aritmie ventricolari tendono a dare risultati simili: solo 2 studi, peraltro pubblicati oltre 20 anni fa, concludono per un effetto favorente della caffeina nei confronti di aritmie ventricolari, ma solo nei forti consumatori di caffè (> 9 tazze di caffè al giorno!)

Altre bevande oltre il caffè contengono caffeina: il the è quella più diffusa e consumata

Il the, in particolare il the verde contiene caffeina, peraltro proporzionalmente in minor contenuto rispetto al caffè, ed è ricco di sostanze (epigallocathecin-gallato) con proprietà antiossidanti/anti-infiammatorie. Studi clinici né hanno certificato il beneficio in termini di riduzione di aritmie come la fibrillazione atriale e, in pazienti con precedente infarto, anche di aritmie ventricolari

Negli ultimi anni si sta diffondendo l’uso di bevande energizzanti (“Energy drink”) ad elevato contenuto di caffeina, spesso consumate in associazione ad elevati livelli di alcol o sostanza illecite. In letteratura stanno emergendo segnalazioni, prevalentemente su singoli casi, di aritmie più o meno benigne, anche in soggetti giovani senza cardiopatia associata. Per tal motivo la Food and Drugs administration, organo statunitense di regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha imposto di segnalare le concentrazioni esatte di caffeina sul prodotto al fine di migliorare la coscienza e sicurezza dei consumatori.

Concludendo, non vi sono dati certi che correlino il consumo di caffè alle aritmie cardiache, anzi studi di popolazione ne dimostrano un certo effetto protettivo. Nella pratica clinica, ai pazienti con aritmie atriali e ventricolare, il medico consiglia sempre di evitare le sostanze “eccitanti” ed il caffè risulta essere tra i primi della lista. Questo atteggiamento non è suffragato da evidenze scientifiche certe. Tuttavia, in casi in cui si riesce a trovare una correlazione temporale tra sintomo (“cardiopalmo”) e uso (in soggetto non abituale) o abuso di caffeina, il consiglio rimane certamente condivisibile.

Alessandro Daniotti